Museo del profumo: un affascinante viaggio tra arte, storia e profumeria d’epoca

A Milano, in zona Monumentale ed a due passi dalla stazione di Porta Garibaldi si trova il Museo del Profumo, un luogo dove gli oggetti non sono semplici oggetti bensì testimoni di un passato caleidoscopico ed affascinante, quello che si può guardare attraverso una boccetta di essenza profumata. Caso unico in Italia, si tratta di uno spazio inusuale ed affascinante che ho potuto visitare grazie a Giovanna Mudulu, direttore editoriale di Allure.it, e dello storico di profumeria Giorgio Dalla Villa, curatore dell’allestimento e squisito padrone di casa.
Per me, che amo tutto ciò che gravita attorno al concetto di bello ed ho persino dedicato la mia tesi di laurea al futuro degli enti museali, si è trattata di un’esperienza particolarmente gratificante che sono impaziente ed entusiasta di poter condividere con voi.

Nata come privata, la collezione di Giorgio Dalla Villa ha tutto ciò che ci si aspetta da un vero e proprio museo: un’esposizione ricca di testimonianze di pregio, un apprezzato centro di ricerca sulla profumeria d’epoca e la passione che spinge verso nuove acquisizioni.

Giorgio Dalla Villa durante la lezione
Giorgio Dalla Villa durante la lezione

 

Dando mostra di grande cultura e di precisione adamantina, è lo stesso dottor Dalla Villa ad illustrarci i pezzi più preziosi dell’esposizione, calandoli in un contesto ben più ampio di quello legato alle fragranze tout court. Il profumo diviene così il fulcro attorno al quale ricostruire la storia della società del benessere, tracciare l’evoluzione dell’immagine della donna attraverso le epoche nonché assaporare momenti poco conosciuti della vita di alcuni personaggi divenuti icone di stile.

Museo del Profumo - Creazione di Christian Dior
Museo del Profumo – Creazione di Christian Dior

 

La storia della profumeria moderna inizia nel ‘500, quando assume il carattere di un vero e proprio romanzo d’avventura popolato da un giovane orfano preso in simpatia da un monaco farmacista, da un pomposo corteo reale e da cittadini che coltivano fiori per disperdere il cattivo odore che aleggia sulle proprie case. Possibile? Ebbene sì: il protagonista è Renato Bianco, il corteo quello di Caterina de’ Medici verso la corona di Francia ed il villaggio quello di Grasse, dove i conciatori cercavano di addolcire l’acredine dell’aria dedicandosi anche alla floricultura.

Una tappa, quella di Grasse, che deve aver offeso il naso della futura regina, ma che ha portato grande fortuna a Renato Bianco: il giovane fiorentino, raccolte e portate con sé a Parigi grandi quantità di fiori, fu infatti lesto nell’aprire una propria bottega di profumi, sfruttando l’esigenza dei nobili di coprire odori molesti in un’epoca poco avvezza ai bagni ed al sapone. E’ un momento che segnerà un vero e punto di svolta, portando ad un’inversione dei ruoli tra l’Italia e la Francia: in appena tre generazioni la prima perderà il proprio ruolo di leader del settore, cedendolo alla capitale francese. La situazione si acutizza con il passare del tempo e con la scoperta, nella seconda metà dell”800, della sintetizzazione dei profumi, tecnologia che permette di creare odori che non esistono in natura, ispirati ad un’idea, ad un paesaggio, ad una canzone o ad una specifica volontà come potrebbe essere il desiderio di conquistare l’amato. Una possibilità, quest’ultima, che non avrebbe mai potuto trovare terreno fertile in Italia, dove la Chiesa era giunta persino ad incitare i fratelli a denunciare le sorelle ree di indossare un velo di cipria.

Se fino ad allora il contenitore del profumo aveva rivestito una scarsa importanza, è proprio a cavallo dei due secoli che François Coty ebbe l’intuizione di commissionare a René Lalique la creazione di un’etichetta in bassorilievo per decorare il flacone della sua ultima fatica, L’Effleurt de Coty. Lalique darà così vita all’immagine quasi mitologica di una donna che si materializza da uno sbuffo di profumo, il quale sembra a sua volta richiamare l’immagine di un fiore. Il successo ottenuto spinse Lalique a proseguire lungo questa strada, realizzando molti altri lavori per profumieri ed essenzieri, tra i quali merita certamente di essere osservato lo splendido scarabeo in vetro soffiato contenente la fragranza di Louis Toussaint Piver.

Museo del Profumo - Scarabée, flacone di Lalique, profumo L.T. Piver
Museo del Profumo – Scarabée, flacone di Lalique, profumo L.T. Piver
Museo del Profumo - Scarabée, flacone di Lalique, profumo L.T. Piver
Museo del Profumo – Scarabée, flacone di Lalique, profumo L.T. Piver

 

Non possiamo non accennare anche l’inizio della carriera del già citato François Coty, il cui successo sembra essere stato deciso dal destino. Si narra infatti che dopo anni di studio il giovane François decise di portare la sua prima essenza ai Grands Magasins du Louvre, dove venne drasticamente rifiutato. Non dandosi per vinto si diede ad un’intensa attività di vendita porta a porta, convincendo le proprie clienti più benestanti a consegnare qualche boccetta nella profumeria degli stessi Magasins. Un giorno, accortosi della posizione nascosta che le commesse avevano loro riservato, Coty afferrò con rabbia uno dei flaconi chiedendo di essere ricevuto dal direttore e, nuovamente respinto, finì per scagliarlo a terra diffondendo nell’ambiente una fragranza così piacevole da conquistare le signore presenti e da decretare un -fino ad allora impensabile- successo.

Museo del Profumo - L'Effleurt de Coty, di Coty
Museo del Profumo – L’Effleurt de Coty, di Coty

 

Anche Nina Ricci, la stilista dei facoltosi, si rivolse a Lalique per creare “l’abito del proprio profumo”, ma il merito di essere stato il primo couturier a cogliere la possibilità di allargare il proprio business al mondo della profumeria deve essere riconosciuto a Paul Poiret, “direttore d’orchestra dell’eleleganza” -come amava definirsi- passato alla storia per aver liberato le donne dalla costrizione del corsetto, la cui maison conobbe un grande successo dall’inizio del ‘900 fino allo scoppiare della prima guerra mondiale. E’ a lui che dobbiamo i Parfums de Rosine, marchio battezzato con il nome della figlia.

Qualche decennio più tardi concesse grande attenzione al packaging anche Elsa Schiaparelli, che riversò la sua personalità eccentrica ed avanguardistica nelle proprie realizzazioni stabilendo contatti con alcuni mostri sacri delle correnti artistiche di quello stesso periodo, come si può evincere osservando il Re Sole (“Le Roy Soleil“) soffiato su disegno di Salvador Dalì.

Le Roy Soleil, flacone realizzato a partire dal disegno di Salvador Dalì
Le Roy Soleil, flacone realizzato a partire dal disegno di Salvador Dalì
Museo del Profumo - Creazioni di Elsa Schiaparelli
Museo del Profumo – Creazioni di Elsa Schiaparelli

 

Prima di allora si dipanò il lento declino dell’impero di Paul Poiret, soppiantato dalla creatività di nuovi designer tra i quali spicca l’intramontabile Coco Chanel. Per reagire alla profonda depressione che l’aveva colta dopo la morte dell’amato, la stilista francese trovò un nuovo stimolo nell’idea di dar vita ad una fragranza capace di rappresentare la donna moderna e l’inedito peso sociale ed economico che aveva assunto durante gli anni di guerra. L’arduo compito venne affidato al naso di Ernest Beaux, quasi sconosciuto all’epoca e con il quale Mademoiselle entrò in contatto grazie al suo nuovo amore, Dimitri Pavlovich, cugino dello Zar Nicola II,  scampato all’esecuzione dell’intera famiglia Romanov grazie all’esilio al quale era stato condannato per aver preso parte alla congiura contro il mistico Rasputin.

L’incredibile catena di eventi cominciò infatti nel 1905, quando il religioso iniziò a curare con ottimi risultati l’erede al trono di Russia facendogli inalare il contenuto di una fialetta odorosa, azione che da un lato lo rese indispensabile alla zarina Alessandra e dall’altro attirò su di lui quelle invidie e gelosie che ne decretarono la morte. Nel corso di una sola notte i congiurati tentarono di ucciderlo dapprima con l’arsenico, quindi con svariati colpi di pistola esplosi nel corso di un inseguimento rocambolesco ed infine gettandolo nelle gelide acque del Neva con mani e piedi legati. Pare, tuttavia, che anche questo tentativo sarebbe andato a vuoto se la superficie del fiume non si fosse ghiacciata provocando la dipartita dell’uomo per annegamento, ma non prima che fosse riuscito a liberarsi della corde. Gli assassini, che nel frattempo avevano rubato la misteriosa fialetta, presero la decisione di farla analizzare e di ricrearla, compito che venne affidato al profumiere Edouard Beaux, padre dell’Ernest cui dobbiamo il N°5.

Museo del Profumo - Creazioni di Coco Chanel
Museo del Profumo – Creazioni di Coco Chanel

 

Incontrato Dimitri a Parigi, Ernest ebbe modo di informarlo in merito all’incredibile risultato delle sue ricerche, che l’avevano portato a rinvenire nientemeno che la formulazione del profumo che Renato Bianco aveva realizzato  cinque secoli addietro per una giovanissima Caterina de’ Medici: una tale delizia che se avesse avuto abbastanza denaro per riprodurlo le donne non avrebbero più potuto farne a meno. La voce giunse così alle orecchie di Coco, che affittò i laboratori Coty e demandò allo stesso Ernest Beaux il compito di elaborare un sentore mai giunto sul mercato utilizzando un mix tra essenze sintetiche e naturali tra le quali spicca il Gelsomino di Grasse. Il risultato fu declinato in 24 possibilità, tra le quali Coco selezionò la numero 5 senza volerne mutare il nome, accompagnando alla scelta la celebre frase: “Ho lanciato la mia collezione il cinque maggio, il quinto mese dell’anno, lascerò che questo numero cinque gli porti fortuna”.

Nel Museo del Profumo trovano spazio anche una splendida collezione di ciprie d’epoca ed alcune chicche di grande fascino, come la confezione di mascara che potete ammirare qui sotto, risalente al 1914; all’interno vi sono due sezioni contenenti rispettivamente un panetto di mascara ed un pettinino che doveva essere bagnato prima di passarlo sul prodotto e, quindi, sulle ciglia. Per la più comoda versione in tubetto si dovrà aspettare il 1957 ed il genio di un’altra donna che ha contribuito a scrivere la storia della cosmesi: Helena Rubinstein.

Museo del Profumo - Il primo mascara, creato da Maybelline
Museo del Profumo – Il primo mascara, creato da Maybelline
Museo del Profumo -  Bellissime confezioni di ciprie d'epoca
Museo del Profumo – Bellissime confezioni di ciprie d’epoca

 

Quanti altri aneddoti vorrei raccontarvi? Tantissimi: l’evoluzione della profumeria è ricca di eventi e personalità interessanti che meriterebbero attenzione, ma questo non vuole essere che un assaggio ed un caloroso invito alla visita, inedita occasione di confronto e di scoperta dalla quale sono riemersa con grande entusiasmo nei confronti di questo mondo un po’ folle, che può apparire distante ma è intimamente connesso alla realtà di tutti i giorni.

L’impressione, usciti dal Museo del Profumo, è infatti quella di aver imparato qualcosa di nuovo non solo sulla profumeria, ma anche sulla nostra storia e sulla nostra cultura e, quindi, su noi stessi.

Marica

Appassionata di cosmesi e di tutto ciò che è bello. Dal 2015 vivo a cavallo tra Italia e Inghilterra e ho un'inarrestabile passione per borse e rossetti. Il super-potere che vorrei? Quello dei capelli sempre in piega! Su Instagram mi trovi come @beautycaseblog.

5 Comments
  1. Bello, scorrevole, interessante questo articolo; un riassunto avvincente di una parte di una storia infinita, narrato con eleganza, come sempre.
    Spero che questo Museo, unico nel suo genere, aumenti iperbolicamente il numero dei suoi visitatori ed estimatori.
    Eliana

    1. Ti ringrazio molto, sai che il tuo giudizio per me è prezioso :)
      Spero anch’io il museo del profumo possa conoscere un incremento di pubblico: è davvero un piccolo gioiello, un universo parallelo tutto da scoprire!

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